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08/08/2017 - Ultim'ora

Il caso di cui si parla

Ancora sull'avvicendamento al Comando P.M. Milano


Data: 08/08/2017


Da sito web A.N.C.U.P.M.

                             La recentissima vicenda che ha coinvolto il Comandante Generale Antonio Barbato merita attenta riflessione che ovviamente prescinde dal merito dei fatti che noi conosciamo come raccontati da mass media.

Tre sono i fatti che mi hanno profondamente colpito.

In primo luogo l’evidente sollecitazione dei vertici del Comune di Milano ad indurlo ad essere riposizionato ad altro incarico.

Il rapido processo mediatico di cui è stato oggetto ha ribadito, ancora una volta, la prevalenza e la pesantezza delle affermazioni giornalistiche su quello che invece, più correttamente, sarebbe dovuto essere l’accertamento amministrativo (o giudiziario) della ricostruzione del fatto storico. Il tritacarne mediatico evidentemente non lascia scampo e, cosa ancor più grave, non prevede un secondo grado di giudizio.

In secondo luogo, la sommarietà e curiosa rapidità con la quale il caso “Barbato” è stato liquidato.

Si legge nelle pagine web del Comune di Milano: “Oggi, a seguito delle necessarie verifiche mie e del Comitato per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa del Comune di Milano sui fatti emersi in questi giorni, mi sono confrontato con il Comandante della Polizia locale Antonio Barbato” così il Sindaco Giuseppe Sala. “Il Comandante mi ha chiesto di essere destinato ad altro incarico all’interno dell’Amministrazione Comunale. Apprezzando la sensibilità dimostrata da Barbato e tenendo in considerazione i 35 anni di servizio prestati per Milano ho chiesto al Direttore Generale del Comune di individuare una nuova collocazione  al di fuori della Polizia locale”.

Non risulta che il Comitato abbia sentito il Comandante Barbato, cosa che invece ha fatto la procura in qualità di persona informata sui fatti e si sia limitato ad esprimere un parere: nel comunicato si parla di “necessarie verifiche…. Sui fatti emersi in questi giorni”. Ma com’è possibile esprimere un parere, che poi si trasforma in giudizio se l’interessato non viene nemmeno ascoltato e messo in condizione di raccontare la sua versione dei fatti?

Da ultimo, ma non per importanza, l’intendimento, già apparso sui giornali, ma che sembrerebbe confermato dal Comune di Milano, di nominare alla guida dei ghisa un esterno del Corpo. Al riguardo la cronaca di Milano del Corriere della Sera rivolgeva all’Assessore alla Sicurezza la seguente domanda: “Andrete a cercarlo al di fuori della Polizia Municipale?” risposta dell’Assessore: “Sarà un esterno perché ora abbiamo bisogno che le tossine determinate da questa vicenda vengano smaltite. Serve una figura terza che sia lontana dalle incrostazioni del passato”.

In attesa di conoscere quali siano queste “incrostazioni” nonché la nomina all’interno dei ghisa, che impiegherà almeno un paio di anni per capire come funziona la complessa macchina amministrativa del Comune, non ci si può esimere dal lanciare l’ennesimo grido di allarme sulla penalizzante disparità di trattamento riservato agli appartenenti alla Polizia locale, rispetto a quelle nazionali, sia dai mass media che, cosa ancor più grave, dagli amministratori.

Diego Porta Presidente


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